mercoledì 24 marzo 2010

Folk Songs For An Obscure Race

Jun Konagaya, intorno al 1984, crea la Eskimo Records (il riferimento al capolavoro dei Residents non è casuale), etichetta nata per produrre i dischi dei White Hospital, gruppo giapponese formato dallo stesso Konagaya e da Tomosada Kuwahara. Holocaust, il 12” che li ha resi celebri tra gli illuminati dell'industrial radicale, è anche un'ottima chiave di lettura per i due progetti successivi, visto che alcuni elementi come le percussioni metalliche, le digressioni etniche, i momenti di puro industrial nero in stile Spk alternati a parentesi più tranquille (Robotomy sembra influenzato dai Doxa Sinistra), li ritroveremo anche nei dischi registrati dopo lo scioglimento del gruppo.
Terminata l'avventura White Hospital, i due si separano: Kuwahara, in pieno trip etnico/esoterico post-industriale, crea i Vasilisk; Konagaya, invece, continua a fare industrial con lo pseudonimo Grim.
Il primo 7" del progetto solista di Konagaya, Amaterasu, uscito nel 1985 per la G.A Propaganda, una sublabel della Eskimo Records, è un concept di tre tracce sulla dea del sole giapponese. Qui il suono si fa davvero cupo, la voce prende ad intonare cantilene angoscianti che mischiano fiabe macabre a mitologia del Sol Levante, invece le parti strumentali diventano ancora più violente: mentre i White Hospital ricordavano Leichenschrei degli Spk, Grim si avvicina alla brutalità di Slogun, che, tanto per capirci, secondo il sottoscritto è la traccia che definisce il power electronics (nonché uno dei punti più alti della musica tutta, ma questa è un'altra storia).
Un anno dopo, stavolta su Eskimo Records, esce il vero capolavoro di Grim: Folk Music. L'album si apre con una sorta di marcia funebre e si capisce da subito che le cose si stanno per mettere male, malissimo. Lamenti, urla al limite della sopportazione, la voce che raggiunge il massimo della distorsione su basi ancora più scure e ripetitive degne del miglior Maurizio Bianchi.
In parallelo, Kongaya sviluppa il lato rituale: niente flauti o tamburelli, solo litanie e ritmiche tribali, e si ritorna a parlare dei Residents perché, esattamente come in Eskimo, l'elemento etnico non ha riferimenti concreti e appare ancora più inquietante.
La seconda traccia del lato B, è un intermezzo acustico intitolato Alps Noel... non so davvero cosa sia passato per la testa del nostro amico, ma il pezzo è bello e aiuta a riprendersi dallo shock acustico provocato dalla prima parte del disco, prima di ripiombare nell'abisso con Bremen, forse il pezzo più feroce.
Il progetto di Konagaya si conclude in maniera inaspettata, ovvero con un 12” intitolato Message, uscito nel 1987 su Eskimo Records. E' un disco folk sognante con synth puliti, chitarre acustiche e cantato femminile (con notevoli momenti japanglish). La proverbiale calma dopo la tempesta? Pare di no; infatti, il libretto della recentissima riedizione dell'intera discografia di Grim su Haang Niap Records (Shizuo, che gestisce l'etichetta, ha gentilmente risposto alla mia mail dicendo che, d'accordo con Kuwahara, in futuro ristamperà sia i Vasilisk che i White Hospital) ci informa che nel 2008, dopo 21 anni di assenza, Konagaya è tornato più incazzato di prima.

Per questa volta, eccovi il link per scaricarlo: Folk Music (da MS).

4 commenti:

  1. http://www.secondlayer.co.uk/index/p8231.htm

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  2. Noooo, ora ne prendiamo tremila copie anche se sono solo mille. Grazie ^_^

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  3. uh, grazie della segnalazione! sono quasi tentatissimo...

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  4. incredibile!! grazie per la segnalazione

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