lunedì 8 marzo 2010

Morgenrøde

Cosa si celebra l'otto marzo? L'uscita del nuovo lavoro di Burzum, ovviamente.
Belus è il terzo
miracolo del Conte Grishnackh, che intorno al 1999 appese al chiodo la croce rovesciata per dedicarsi allo studio della mitologia norrena e alla politica.
Di certo non ci si aspettava qualcosa ai livelli di Filosofem - il
Bifröst del black metal, paragonabile soltanto a certi dischi di IldjarnAbruptumDarkthrone (che scelsero di cambiare genere dopo Soulside Journey, forse ispirati dallo stesso Varg, amico del cantante barra chitarrista Ted Skjellum) - e Hvis Lyset Tar Oss (Se La Luce Ci Prendesse), capolavori indiscussi e manifesti di una delle scene più underground di sempre.
Invece, contro ogni previsione, Vikernes torna dalla
Riva Dei Morti con un concept album cupo, angosciante e feroce, che ricorda il periodo dello Svarte Sirkel e, allo stesso tempo, ci insegna che dopo diciassette anni (di cui quindici trascorsi in carcere) si cambia. Più precisamente, si invecchia.
Belus è stato prodotto dalla misteriosa (e russa, pare) Byelobog Productions, etichetta di cui non si sa nulla.
Non ci sarebbe da stupirsi se questa fosse la prima release della label, una cosa simile era successa dopo l'incarcerazione di Varg.

Tiziana Stupia, infatti, sarcedotessa pagana siculo-crucca e grande fan del
Conte, fondò la Misanthropy Records con il preciso scopo di pubblicare il materiale che Burzum aveva inciso prima di essere condannato per l'omicidio di Euronymous (fotografo, chitarrista dei Mayhem, produttore e proprietario dello storico negozio di dischi norvegese Helvete).
L'impressione, comunque, è che
Belus, nonostante tutto, per alcuni sarà una delusione: smettetela di vivere nel passato e cercate di apprezzare un uomo che ha perso i capelli ma non il talento.
Dietro un velo si sente il pianto della terra;
La luce dell'estate che scompare,
L'anima della quercia posta in una barca,
L'inverno e l'autunno vincono di nuovo.
Voto: 10/10

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